Villa Valmarana


Villa Valmarana




Cenni storici di Villa Vendramin Calergi, Valmarana, in Noventa Padovana (PD).

L’ultima erede della Villa Elena Vendramin Calergi, ved. Valmarana, per suo volere testamentario, lascia Villa Valmarana, il suo Palazzo di villeggiatura, al Comune di Noventa Padovana, purchè divenga ”…un istituto autonomo per ricovero, mantenimento, istruzione ed educazione delle povere sordomute…”

Noventa Padovana si trovava lungo il fiume Brenta, una posizione strategica per la difesa della zona orientale di Padova e della Repubblica della Serenissima. Originariamente, nel terreno dove sorge la Villa, esisteva una fortezza di una famiglia detta “Da Noenta”, successivamente, nel XIII secolo, questa fortezza, verrà ampliata e trasformata in castello, da una famiglia padovana molto ricca e potente, i Delesmanini.

Per diverso tempo questo castello, fu dimora di persone note dell’epoca, un’epoca animata da continue dispute e diatribe tra Padova e le signorie dei territori limitrofi. 

Nella prima metà del XIII secolo, Alberico da Romano, condottiero e trovatore italiano, fratello di Ezzelino da Romano, detto il tiranno, vi soggiorna durante le controversie politiche tra la Città di Padova e il podestà Ezzelino, suo fratello. 

Anche l’imperatore Federico II di Svevia, nel 1239, ospitato dal convento di Santa Giustina di Padova, mentre si diletta all’abilità della caccia nei dintorni di Noventa, per prudenza, lascia soggiornare sua moglie Agnese presso il castello dei Delesmaini.

Sarà Ezzelino da Romano, signore della Marca Trevigiana, Vicario Imperiale della Lombardia sotto Federico II di Svevia e podestà di Vicenza nel 1227, conosciuto per la sua attitudine alla guerra, per la sua audacia e per la sua astuzia ma soprattutto per la sua crudeltà, a portare un evidente cambiamento al territorio. 

Ezzelino, avido di potere, estende il suo controllo nella città di Padova, centro molto forte e ricco per i suoi traffici commerciali. Ezzelino, preoccupato della potenza dei cittadini più in vista della città, per confermare il suo controllo sulla popolazione, ordina di imprigionare le famiglie di maggiore prestigio e di radere al suolo le loro proprietà. Con l’arresto di Artusio Delesmanini, il castello verrà quasi totalmente smantellato.

Ritroviamo nel XV secolo informazioni della presenza di “parti del castello” in rovina.

Il documento di vendita della proprietà datato 1476, stipulato dai due nobiluomini, Marco Trevisan e Marco Loredan, a favore di Matteo Erizzo, descrive “…mezza casa chiamata castello”. 

Con questo contratto, Matteo Erizzo diviene il nuovo proprietario del castello e successivamente, nel 1481 Marco Loredan, cede tutta la proprietà alla moglie di Erizzo, Grassimana Trevisan, diventando così i nuovi proprietari di “…parte di casa, Palazzo con cortile e brolo…”, ossia la costruzione con orto e frutteto.

Probabilmente senza eredi, nel 1520, l’erede Grassimana, cede le terre e le case di Noventa al cardinale Domenico Grimani, patriarca di Aquileia che nello stesso anno rinuncia al patriarcato e si ritira nella sua proprietà. Da questo momento, la villa diventa punto di passaggio per vescovi e cardinali, fino a passare di proprietà del cardinale Marino Grimani, vescovo di Ceneda e patriarca di Aquileia. 

Così, alla fine del ‘500, la tenuta, un tempo castello dei Delesmanini, diventa di proprietà della famiglia Grimani di San Marcuola, di Venezia, famiglia potente della Serenissima, che vanta nel suo albero genealogico, Dogi, patriarchi e cardinali.

La famiglia Grimani, dal sec. XVI fino a buona parte del XVIII, saranno i proprietari della residenza e durante questi 220 anni, interverranno  alla “modernizzazione” dell’edificio e la creazione del Giardino all’Italiana, detto anche Giardino Formale, caratteristico della zona della Riviera del Brenta, che possiamo vederne traccia ancora oggi entrando in villa.

Agli inizi del 1600 ci sarà una variante al nome della villa, dal matrimonio di Vincenzo Grimani con Marina Calergi nel 1608, la villa prenderà “Grimani Calergi, per volontà testamentaria di Marina Calergi. 

La storia della villa prosegue ancora con una successione per mancanza di discendenti.

Con il testamento del 1738 di Vettor Grimani Calergi, il nipote Nicolò Vendramin, figlio di Vincenzo Vendramin e Maria Grimani, che assunse quindi il cognome Calergi, eredita le relative proprietà, tra cui lo splendido Palazzo lombardesco sul Canal Grande; il Palazzo Vendramin Calergi, ora sede del Casinò Invernale di Venezia oltre alle proprietà Grimani di Noventa, compresa la Villa.

Nicolò sposa nel 1712 Adriana Bollani ed avranno tre figli, Francesco, Girolamo e Antonio.

Francesco, il primogenito sposa Bianca Morosini, discendente di un’antica famiglia del Patriziato veneziano che vanta quattro Dogi, quattro Dogaresse, ventisei procuratori di San Marco e politici.

Sarà Bianca Morosini, tra il 1762 e il 1773, a rimodernare ancora una volta la Villa, commissionando il celebre ciclo di affreschi al piano nobile ad Andrea Urbani, pittore scenografo della Repubblica di Venezia. 

Bianca muore senza discendenti e la proprietà passa ai figli di Girolamo, Nicolò e Gasparre, fino a lasciare tutta la proprietà alla nipote Elena Vendrami Calergi, sposata al conte Andrea Valmarana nel 1826. Questo matrimonio titolerà il nome attuale della Villa, “Villa Valmarana”.

Ancora una volta la Villa è senza eredi.

Elena (1807 – 1894), ultima proprietaria del Palazzo, per suo volere testamentario, cede la Villa al Comune di Noventa Padovana: “…nomino mio erede universale residuario della mia sostanza che rimarrà dopo la appurazione della medesima, il Comune di Noventa Padovana coll’obbligo di istituire nel mio palazzo di villeggiatura posto in detto comune un istituto autonomo per ricovero, mantenimento, istruzione ed educazione delle povere sordomute di detto Comune e dei Comuni di [……] affidandone l’istruzione ed educazione alle R.R. Madri Canossiane, con preferenza quelle di S. Alvise in Venezia tanto benemerite sotto ogni riguardo.”

Fino al 2017, la villa è stata gestita dalla “Pia fondazione Elena Vendramin Calergi Valmarana”, costituita con Regio decreto del 28 aprile del 1907, in Ente morale.

Elena Vendramin Calergi, in Valmarana
Elena Vendramin Calergi, in Valmarana, (1807 – 1894) nobildonna veneziana, visitava abitualmente l’opera caritatevole dell’Istituto Sordomute “S.Alvise” gestita dalle Suore della Carità a Venezia.
La mancanza di figli, dal matrimonio seppur felice con il Conte Andrea Valmarana, darà motivo alla Contessa Elena di esprimere la sua predisposizione all’opera altruistica verso il prossimo, dedicando la sua vita all’assistenza a poveri e malati.

Le visite ripetute al monastero di Sant’Alvise, a Venezia, gestito dalle Suore Canossiane, dedicate all’istruzione e all’educazione delle sordomute, svilupparono nella Contessa una forte affettività per queste fanciulle, tanto da dedicare una delle sua ville, “Villa Valmarana” a Noventa Padovana, a “Istituto per sordomute povere di Noventa Padovana e dei Comuni della Provincia di Venezia”, garantendo loro vitto e alloggio, istruzione ed educazione, affidato alle Suore Canossiane. Le suore della Congregazione “Figlie della Carità” fondata nel 1774 da Maria Maddalena di Canossa (VR), dedicavano la loro attività vocativa ai poveri, soprattutto giovani e donne e a Venezia in modo particolare a soggetti con problemi all’udito.

L’esecuzione testamentaria del desiderio della Contessa Elena, fu conclusa con Regio Decreto il 28 aprile 1907, con il quale venne riconosciuta la costituzione dell’Opera, istituita con il relativo Statuto Organico approvato in data 4 marzo 1907.
Il 27 Novembre 1907, inizia la sua attività la “scuola per sordomute”, con circa quaranta bambine trasferite da Sant’Alvise, Venezia a Noventa Padovana.
Villa Valmarana, ai primi del ‘900, diventa una Fondazione per sordomute e in seguito punto importante di riferimento per le persone con deficit all’udito fino al 1990.